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Coronavirus, e-commerce e digitalizzazione: le nuove sfide per le imprese

Coronavirus, e-commerce e digitalizzazione: le nuove sfide per le imprese

Due parole d’ordine: e-commerce e digitalizzazione. Una strada già delineata da tempo per ogni impresa – piccola, media o grande – che voglia competere in modo efficace su un mercato che da tempo guarda ai confini del globale. L’emergenza coronavirus, col lockdown imposto per motivi sanitari, ha accelerato questo processo, rendendolo pressoché indispensabile.

Il cambiamento delle nostre abitudini diventa, infatti, una sfida non rinviabile per ogni azienda o esercizio commerciale, dal bar sotto casa fino ai grandi brand. Cominciamo dal primo caso. In regime di normalità, tutti siamo abituati a riconoscere un negozio, semplicemente passandoci accanto o ricordandone la posizione a memoria. Il nostro “ambiente percettivo” è quello della strada, secondo il classico e consolidato schema per il quale vado a comprare un vestito, il pane, un libro, un pacco di pasta. Ora la situazione è ribaltata: l’ambiente percettivo è quello del web. Le Url hanno preso il posto delle insegne.

Ed è per questo che moltissimi esercizi commerciali si sono attrezzati col delivery. Non solo per raggiungere nuove persone, ma anche per ricordare ai clienti affezionati che sì: siamo ancora qui. In tal senso, molti sono tornati a rinvigorire – e in certi casi a far letteralmente rinascere – pagine social (da Facebook a Instagram) lasciate nel dimenticatoio per molti, troppi anni. In questo nuovo trend si inseriscono, ad esempio, le dirette Instagram di proprietari di esercizi commerciali con gli influencer di settore; le video-ricette tenute da chef che prima eravamo abituati a vedere come inarrivabili star televisive, e che ora ci sembrano improvvisamente più “familiari” (pensiamo, ad esempio, a Bruno Barbieri e alla sua rubrica #IORESTOACASA… e cucino!); tutorial e visite in azienda digitalizzate, dove i proprietari stessi ci portano a conoscere la loro realtà produttiva attraverso il loro sguardo e la loro voce.

Un cambio di paradigma che coinvolge, come dicevamo, sia il piccolo negozio che la grande distribuzione, e che arriva a cambiare parecchie delle carte in gioco. I tempi sono ancora acerbi per delineare analisi dei trend precise e definite, ma qualche numero di partenza è già disponibile: dall’inizio della quarantena in Italia, secondo i dati forniti dal Consorzio Netcomm, il 75 percento degli acquirenti da siti di e-commerce non lo aveva mai fatto prima. Una crescita impressionante, che ha già convinto molti, prestigiosi marchi, a lanciare dei veri e propri hub di commercio online. Il primo esperimento, in questa prospettiva, sarà condotto da Rinascente, controllata dal gruppo thailandese Central Retail Corporation, che darà vita alla prima rete europea tutta incentrata sul commercio di lusso. Gli utenti avranno la possibilità di trovare uno spazio “virtuale” tutto dedicato alle grandi griffe e al Made in Italy più raffinato. Segno che l’e-commerce, e la digitalizzazione della comunicazione in generale, si sta allargando sempre più, sia per quanto concerne il mercato di massa e le commodities, sia verso i beni non immediatamente primari.

Altro esempio viene dal settore food. E, in tal caso, parliamo di un vero cambiamento di “filosofia”. Il gruppo Longino & Cardenal S.p.A. è da tempo il fornitore più noto nel mondo dell’alta ristorazione, punto di riferimento di moltissimi ristoranti – stellati e non – di tutta Italia. Con la chiusura dei locali – che a loro volta stanno puntando sul delivery e sulla comunicazione social, tornando all’esempio di chef Barbieri – il gruppo Longino ha dovuto ricalibrare il proprio target: dai proprietari di ristoranti ai clienti finali. In due parole: da un business incentrato esclusivamente sul B2B, si è passati a una prevalenza del B2C, proprio in virtù del fatto che una delle occupazioni preferite degli italiani in quarantena è cucinare. Un canale di fornitura attivo tramite apposita pagina Facebook, che conferma l’assunto di partenza: la sfida, per le imprese, è ora quella di farsi sentire sempre vicine al loro cliente scavalcando i confini “fisici” imposti dal lockdown. Facendo però attenzione a non cadere nell’equivoco del presente, pensando che il digitale vada bene solo in periodi di emergenza. Le evoluzioni strutturali dettate da un mercato sempre più interconnesso, date anche le nuove abitudini di acquisto, andranno infatti oltre il periodo contingente, segnando le tappe di un cammino che è ormai pienamente avviato.

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